Giorno 23
Da Sanza a Padula
PILLOLA 23
All’inizio della terza chemio ormai il corpo aveva subito gli effetti della terapia.
Avevo perso forza, colorito e le vene erano diventate più piccole e rigide. Un infermiere alle prime armi ebbe non poca difficoltà a trovare una vena dove poter infilare l’ago, riducendo il mio braccio ad un campo minato di lividi.
La testa, diversamente dal corpo, ha vissuto quel terzo ciclo di chemio come un conto alla rovescia. Ogni giorno era un giorno in meno verso la libertà.
Tra visite di amici e parenti, e le solite chiacchierata con Mario anche gli ultimi 21 giorni passarono.
L’ultimo giorno, appena dimesso, andai a salutare Mario; i segni delle terapie su di lui erano molto più marcati.
“Ci vediamo fuori”, gli dissi. “Qui non voglio vederti più”.
Il giorno dopo ero su un aereo per Parigi dove volevo provare a riprendere ciò che avevo lasciato. Questa volta le luci della città brillavano diversamente.
Dopo un mese era il momento di rientrare a casa per la vacanze di Natale. Un viaggio di ritorno che, causa sciopero dei mezzi, iniziò alle 5 del mattino con un monopattino scendendo dalla collina di Belleville fino a Place de la Nation, dove presi l’unica linea di metro attiva.
Dopo il viaggio in aereo e l’autobus da Roma, arrivato a Eboli cambiai bus per arrivare a Padula.
Era semivuoto ma non scelsi il posto casualmente: era l’unico posto dove avrei voluto sedermi.
Quei 50 minuti verso casa sono stati per me il miglior momento dopo mesi disastrosi.
Sarà solo una coincidenza ma una volta a casa il corpo cominciò a recuperare forza e colore, i capelli iniziarono a ricrescere (poco, ma quella è genetica ).
L’aria di casa è stata l’ultima medicina.
Finite le vacanze tornai a Milano per il verdetto finale: le analisi post terapia.
Giammaria, medico e caro amico che mi ha seguito durante tutto il percorso, venne verso di me con un foglio in mano.
Questa volta la sua espressione non era preoccupata ma colma di gioia. A braccia larghe e abbracciandomi mi disse: “Hai vinto tu!”
Questo diario non ripercorrerà solo i chilometri percorsi in bici ma illustrerà in pillole la storia della mia malattia.
Ed eccoci qua, alla fine di questo lungo viaggio.
Ieri mi son svegliato con la stessa carica ed emozione del primo giorno di questa fantastica avventura.
Questa volta però non mi aspettava la pianura con l’11 Luglio, bensì una dura salita verso la vetta più alta della Campania, il Monte Cervati.
Come alla partenza, non ero solo. Per l’ultima tappa sono stato accompagnato in cima dai ragazzi della Bike in Tour e da alcuni amici: Franco Paternoster, Adriano Auleta, Luca Sementilli, Pasquale Anzalone, Franco Garone, Giuseppe Macrì, Antonio Larocca, Vincenzo Palmieri.
Dopo esserci ritrovati tutti nella piazza di Sanza ed aver salutato il Sindaco, è iniziata l’ultima scalata del mio viaggio.
Scalare i 25km che distanziano il centro abitato dalla cima è davvero un’impresa.
I primi 15 di asfalto sono stati affrontati con facilità, ormai le gambe erano allenate. Gli ultimi 10, tra sterrato, rocce, dislivelli impegnativi e la paura che potesse piovere da un momento all’altro, sono stati una dura prova.
Ma con la compagnia e la grinta trasmessa da tutto il gruppo siamo arrivati in cima dove siamo stati accolti dal Vicesindaco Tony Lettieri, dall’Assessore al Turismo Angelo Romano e da Angelo Loguercio di Cervati Meeting oltre che da un gruppo di amici padulesi saliti in jeep per venire a salutarmi.
Dopo il bel momento conviviale passato tutti insieme godendo della Vista che solo il Cervati può offrire, è iniziata la ripida discesa che ha messo a dura prova le braccia e la voglia di andare ancora più veloce.
Ritornati alla base altri amici cicloturisti come quelli dell’asd la vita è un ciclo, si sono uniti al gruppo e scortati dalla protezione civile Vallo di Diano abbiamo percorso gli ultimi 20 km fino a Padula.
Qui l’emozione è stata forte.
Non solo perché mancavo da Padula da diversi mesi ma perché ho visto negli occhi delle persone giunte in Certosa ad accogliermi l’entusiasmo e il calore che ha animato tutto questo viaggio.
Così dopo aver tagliato il traguardo all’arrivo, ho potuto finalmente riabbracciare mia madre.
Cosa c’è di meglio di un abbraccio di mamma per sentirsi davvero a casa?
Se non hai ancora donato, puoi farlo andando su Rete del Dono, il sito di AIRC per il personal foundraising.
Gambe, cuore e sudore per la ricerca!
A domani!